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A un primo sguardo sembra che non ci siano attività più diverse della tecnica e dell'arte. Paradossalmente, invece, esse hanno una radice nella "techne" dei greci. Così gli autori mettono a fuoco l'ambiguità del "fare" umano, a partire dalla condizione tragica dei mortali: un excursus che idealmente va dal mito alla scienza, da Eschilo a Heidegger, attraverso tutti i fantasmi del "metodo", Bacone come Popper. Ogni conoscenza è tragedia: a scioglierne l'intreccio è chiamata la "libera professione" dell'arte, quella componente sottile e disinteressata che potrà forse consentirci di uscire dalle prigioni che la tecnologia con i suoi stessi successi sta oggi costruendo.